Aziende 4.0, come la pandemia ha modificato lo scenario Italiano.

Essere un’azienda 4.0 ai tempi del Covid, significa accettare una nuova sfida in cui le tecnologie digitali oltre a contribuire a creare efficienza e competitività, dovranno farlo in sicurezza e in uno scenario di grandissima incertezza.
Lo stop improvviso imposto dal lockdown ha costretto tutti, persone e imprese, a far sempre più affidamento al digitale per lavorare e comunicare, ridando inoltre centralità al mondo fisico.
Per capire la portata dell’impatto della pandemia e farci un’idea delle prospettive future, delineeremo un quadro prima e dopo il Covid, sulla base dei dati dell’Osservatorio I4.0.

L’Industria 4.0 in Italia, pre-Covid19

Il mercato Industria 4.0 in Italia ha raggiunto nel 2019 un valore di circa 3,9 miliardi di euro, il 22% in più rispetto al 2018. Il dato fa riferimento al valore, senza considerare l’IVA, dei progetti di Industria 4.0 realizzati da imprese avente una sede operativa in Italia. Oltre alla crescita delle Smart Technology, I-IoT (circa il 60%), Industrial Analytics (16%) e Cloud Manufacturing (9%), anche i servizi di consulenza e formazione direttamente connessi all’Industria 4.0 sono cresciuti rispetto al 2018 (+17%), raggiungendo il valore di 255 milioni di euro.

  • L’Industria l-IoT è ancora la Smart Technology alla base della trasformazione (circa 300 applicazioni, 42% in più rispetto all’anno precedente), la quale utilizza i dati raccolti per facilitare i processi di pianificazione, programmazione e controllo dei flussi di produzione e distribuzione.
  • Per visualizzare i dati raccolti, e coglierne il valore, le applicazioni di Industrial Analytics(circa 150 applicazioni, +39%) costituiscono un imprescindibile alleato dei progetti di I-IoT, grazie all’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale nel tentativo di raggiungere prestazioni altrimenti impensabili.
  • Le applicazioni di Cloud Manufacturing(circa 100 applicazioni, +27%) hanno come principale obiettivo quello di facilitare l’accessibilità, la visibilità e la collaborazione nei processi di Supply Chain, in modo da aumentarne l’efficacia anche attraverso il coinvolgimento diretto di diversi attori della filiera.

L’impatto del covid-19 sull’Industria 4.0

Per affrontare in modo efficace la pandemia e per contrastare le necessità della “nuava normalità, oltre all’adozione di pratiche di smart working, sono emerse cinque aree di lavoro su cui, dal breve al lungo termine, l’adozione di investimenti in tecnologie digitali si rivelerà imprescindibile.

  • La prima area è quella delle tecnologie IoT e Operational Technologies (OT) volte a monitorare e incrementare il grado di distanziamento sociale nei luoghi di lavoro: localizzazione tracciamento dei percorsi o tecnologia AGV per la logistica interna.
  • La seconda area è quella relativa alle simulazioni, analisi what/if e di scenario, necessarie come non mai per decidere come rispondere al permanere di situazioni di grande incertezza. Qualsiasi analisi simulativa richiede dati accurati e in tempo reale, così da poter implementare simulazioni sia proattive sia reattive.
  • La terza area è quella relativa al Remote Management. L’inizio del lockdown ha visto il massiccio ricorso a strumenti di Smart Working, i quali hanno l’assoluto bisogno di cyber security e business continuity.
  • La quarta area, contigua alla precedente, è quella relativa allo sviluppo nuovo prodotto: l’evoluzione della domanda di prodotti e servizi potrebbe non essere più in linea con quella precedente alla pandemia. Serviranno quindi piattaforme di design collaborativo, simulazione di processo e virtual commissioning che operino sul posizionamento di prezzo, sulla distribuzione e sul pricing.
  • La quinta area è quella della Remote Operations, ovvero dell’esecuzione da remoto di attività operative. Si pensi al caso di un’azienda commerciale, la quale vanificherebbe le strategie pensate ed attuate per affrontare l’emergenza se poi non potesse raccogliere ordini e gestire le spedizioni da remoto.

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Le aspettative per il futuro

Dalla survey (che ha coinvolto 177 imprese italiane), emerge come nel settore alimentare più della metà delle imprese (57%) non prevede alcuna perdita di fatturato per il 2020, anzi un quinto di esse dichiara aspettative di crescita (22%). Prospettive di crescita anche nel settore chimico-farmaceutico (rispettivamente per il 53% e il 24% degli intervistati).

I settori più colpiti sono Tessile e Abbigliamento dove, circa la metà delle aziende interpellate stima una perdita di fatturato almeno del 30% rispetto al budget 2020. Negli altri settori si prevedono perdite meno marcate commisurate all’entità dell’impatto dell’emergenza sul settore stesso. In questo periodo emergenziale, inoltre, un’azienda su otto sta riconvertendo la propria produzione, o l’ha già fatto in parte, a dimostrazione di un’elevata reattività imprenditoriale.
Nel supplemento di indagine, condotto a cavallo dei mesi di aprile-maggio 2020 abbiamo invitato i 177 rispondenti ad esprimere le loro aspettative per l’anno 2020. Il primo elemento posto in evidenza da tutti è la grande incertezza, dovuta ai numerosi fattori che possono influenzare l’andamento del mercato, dall’effettivo superamento dello stato di emergenza, alla ripartenza della domanda.

La crescita originariamente prevista (prima del Covid) per il 2020 del mercato 4.0, compresa tra +20 / +25% rispetto al 2019, è stata rivista dagli intervistati abbassando le percentuali delle loro precedenti stime. Secondo alcuni rispondenti, invece, una ripresa regolare delle attività nel secondo semestre, potrebbe portare a chiudere l’anno in linea con il budget iniziale, grazie al fatto che il portafoglio di progettualità già acquisita ha consentito di non fermare completamente le attività nei mesi di lockdown.

Al di là del temporaneo e comprensibile freno agli investimenti, è consenso comune che, nel medio-lungo termine, il Covid-19 sarà invece un acceleratore della trasformazione digitale.